Forse
non tutti sanno, o immaginano, che quando ci si mette in cerca di una
casa, una casa comprare intendo, si devono valutare una serie di
fattori che vanno al di là del semplice: quante camere ci sono,
quanti bagni, se è calda d'inverno e fresca in estate, se è
silenziosa...ma non tutti sanno che la prima cosa da chiedere sarebbe
''da chi è stata abitata prima di noi?''. E con ciò non intendo
semplicemente le persone che vi hanno abitato nel periodo precedente
al nostro, noo, lo sono a posto, ma chi vi ha abitato nei secoli dei
secoli.
Se
quel maledetto 14 Febbraio del 1984 mi fossi posto questa domanda,
Cindy non sarebbe morta ed io non sarei nel posto dove mi trovo ora,
nel manicomio criminale di Boston, dove, in una stanza ricoperta di
gomma-piuma, scrivo questa storia.
Ma
cominciamo dall'inizio...cominciamo dall'autunno 1983, che con i suoi
colori caldi faceva da sfondo a due giovani sposini americani,
appunto io, Arthur Miller, all'epoca architetto in ascesa, e la mia
dolce metà, Cindy Marlow, giovane laureata in antropologia, che non
aveva ancora deciso cosa fare della sua vita ed impiegava il suo
tempo facendo ricerca sui comportamenti umani in qualunque luogo si
trovasse.
Fu
per questo motivo che quando mi offrirono un importante lavoro in uno
studio di Boston, Cindy mi seguì di buon grado e senza fare
obiezioni, ricordo ancora adesso quello che disse quel giorno: <<
Dove vai tu, vengo io, siamo sposati ora!>>
Eravamo
sposati da appena un mese, quando facemmo armi e bagagli e partimmo
da Kansas City alla volta di Boston. Fu quello il periodo in cui
cominciammo freneticamente la ricerca della casa...era come
impazzita, Cindy voleva trovare una casa entro Natale...beh,
effettivamente l'appartamento dove ci eravamo sistemati in affitto,
non era un granché, ma io ero troppo assorbito dal lavoro per
buttarmi a capofitto nella ricerca. Prendeva tremila appuntamenti al
giorno con gli agenti immobiliari ma, nessuna delle case che vedevamo
ci sembrava la casa perfetta.
A
dire la verità non avevo nemmeno io un'idea esatta di come doveva
essere questa casa perfetta ma, Cindy diceva che quando l'avremmo
trovata avremmo saputo che era quella.
Nonostante
però quell'assidua ricerca a cui lei mi sottopose in quei mesi,
venne Gennaio del 1984 e poi Febbraio e noi non avevamo ancora
trovato casa, fino a che, un giorno, un mio collega di lavoro mi
disse che sua pro-zia aveva appena messo in vendita una villetta alle
porte di Boston e che avrebbe voluto venderla solo a persone fidate.
Mi propose di andarla a vedere il giorno stesso, poiché la
proprietaria da lì a poco sarebbe dovuta partire e dopo non ci
sarebbe stata occasione per visitarla..
Decisi,
così, di andarci anche se, quel giorno Cindy non poteva venire a
causa di un colloquio di lavoro.
Quello
che mi successe quel giorno, andò oltre qualunque previsione, visto
il mio carattere tipicamente pacato, prudente e riflessivo.
La
casa mi piacque a tal punto che decisi di comprarla subito, senza
aspettare che la vedesse Cindy, firmai immediatamente il
contratto...''era lei, era lei la casa perfetta'' pensavo. Era grande
ma non troppo, divisa su due piani: al piano terra c'era una grande
cucina, il salotto, il ripostiglio ed un bagno, ed al piano superiore
c'erano tre camere da letto ed un altro bagno. Tutta la casa era
circondata da un giardino, non certo principesco ma, nell'insieme
faceva un bell'effetto.
Decisi
quindi di andare a prendere Cindy dopo il colloquio, perché ero
sicuro che se le avessi detto quello che avevo fatto al telefono, si
sarebbe arrabbiata...complice mi era il giorno di San Valentino, così
le dissi che avevo una
sorpresa per lei.
La
portai alla casa e le dissi che era la nostra casa...lei inizialmente
rimase basita, poi, però, le piacque molto. L'unica cosa che decisi
volutamente di omettere a Cindy fu il fatto che la proprietaria mi
aveva fatto vedere che all'esterno della casa, sul retro, vi era una
piccola porticina in legno logoro e ammuffito, che stonava molto col
resto della casa, che era dipinta di bel bianco candido; disse la
donna che quella porticina portava ad una fantomatica cantina che
però non era agibile, perché era stata sprangata dall'interno con
una grossa trave di ferro. Quando la vidi per la prima volta, in un
primo momento pensai che c'era un altro accesso alla cantina da
qualche altra parte della casa, ma la cosa mi passò subito dalla
mente e la signora fu molto abile nel dirmi, che per due persone la
casa era già tanto grande
e,
quindi, non avevamo certo bisogno della cantina, e io le credetti.
Comunque
non appena il fatto mi tornò alla mente, come dicevo prima,
volutamente non lo dissi a Cindy, perché sapevo quand'era
superstiziosa e paurosa, e sicuramente avrebbe pensato a chissà che
cosa riguardo a quella stana porta.
Così
a Giugno del 1984, eravamo già sistemati nella nuova casa e ne
eravamo entusiasti, non passava fine settimana senza che invitassimo
amici a cena...era davvero una bella casa ed io e Cindy ne eravamo
orgogliosi.
Il
nostro primo anno a Boston passò così, sereno, e senza che nemmeno
ce ne accorgessimo eravamo già all'estate del 1985.
Una
sera, mentre io stavo rastrellando le erbacce nella parte di
giardino antistante l'abitazione, sentii Cindy che diceva:<< Non
capisco davvero perché tenerci questa orribile porta! Sta marcendo
sempre di più e non c'è verso di aprirla nemmeno con la chiave!>>
Mollai
il rastrello e mi precipitai da lei, e la vidi chinata sulla
serratura con l'intento di aprirla.
<<Cindy,
non si può aprire, perchè non è una vera
porta, non c'è nulla dietro, è solo una porta che per colpa
di qualche architetto senza
cervello è
stata piazzata lì, ma in realtà è finta, dietro non c'è
altro che muro!>> dissi.
<<Ma
tu come fai a saperlo, se è stata messa qui, sicuramente porta da
qualche, forse è un sotteraneo, o una cantina, potrebbe anche farci
comodo per contenere gli attrezzi da giardino!>>
<<No,
io dubito che porti ad una cantina, Cindy, perché non è nemmeno
segnalata sulla piantina catastale, vedrai che è come ti dico
io...adesso vieni dentro che sta arrivando un temporale>> le
dissi spingendola delicatamente in casa.
<<
Beh, comunque un giorno di questi sarà meglio dipingerla quella
porta, perché è veramente orribile>> concluse Cindy. E io le
rispondi dicendo che l'avrei dipinta di bianco solo per lei.
Perchè
lo stavo facendo? Perché stavo mentendo a Cindy? Io sapevo benissimo
che dietro quella porta c'era una cantina, me l'aveva detto la
proprietaria della casa un anno e mezzo fa.
Non
poteva essere che dopo un anno e mezzo pensavo ancora che Cindy si
sarebbe impressionata a sapere che la porta era stata sprangata
dall'interno, quello che ancora non sapevo è che inconsciamente,
cercavo di proteggerla...non so né da chi né da cosa.
Nel
periodo che seguì, Cindy sembrò essersi dimenticata dell'esistenza
della porta, ma chi invece non se n'era affatto dimenticato ero
io...anzi, dopo quel giorno, la mia mente non era più riuscita a
pensare ad altro. Era come se per un anno e mezzo quella cantina non
fosse mai esistita e poi, all'improvviso, era tornata prepotentemente
al centro dei miei pensieri, ma perchè?
Era,
ormai, settembre del 1985, fu quello il periodo in cui cominciai a
pensare ossessivamente alla cantina.
All'inizio
cominciai semplicemente a fare delle piccole ispezioni alla casa,
pensavo che se la porta della cantina era stata sprangata
dall'interno, doveva esserci per forza un'altra entrata all'interno
della casa. Ebbene, mi misi a cercarla.
Spostavo
mobili, rasentavo il muro con il mio corpo per sentire se c'erano
delle aperture segrete che erano invisibili ad occhi nudo, alzavo
tappeti, strisciavo sul pavimento, cercavo botole...ma niente di
tutto questo.
Nel
punto esatto dove all'esterno della casa c'era quella maledetta porta
di legno, all'interno c'era solo il candido e solido muro, non c'era
assolutamente nulla! Andai a controllare sulla vecchia cantina
catastale della casa, risalente al 1810, e vidi che tutto era come
allora: nessuno dei muri della casa era stato abbattuto o spostato.
Notai che addirittura, non solo sulla carta non era segnalata la
presenza della porta all'esterno ma, nemmeno della cantina c'era
traccia, era come se non esistesse...la mia bugia si era rivelata
verità.
Per
di più, in tutta questa mia ricerca, Cindy incominciò a diventare
sempre più sospettosa, notavo gli sguardi sbalorditi ed allo stesso
tempo preoccupati. L'unica cosa che non notavo ancora era che non era
preoccupata come me per quella porta, lei era preoccupata...per me!
Nei mesi che seguirono quel Settembre la mia ricerca divenne sempre
più ossessiva: la notte passavo ore a girarmi e rigirarmi nel letto
pensando ad una spiegazione logica per tutto ciò, la mia mente
continuava a pensare che, se la porta della cantina era stata
sbarrata dall'interno , doveva esserci per forza un'altra entrata, a
meno che...chi l'aveva sbarrata non avesse deciso di chiudere dentro
se stesso...
Questo
pensiero s'impossessò di me, non mi faceva dormire e, in seguito,
neanche mangiare...cominciai a passare ogni minuto del mio tempo
libero, davanti a quella malefica porta, a scrutarla e a studiarla.
Nel
frattempo però, per non insospettire Cindy, dipinsi la porta di
bianco, del resto dovevo pur dare una spiegazione del tempo che
passavo lì, e la cosa più strana fu che mi accorsi, che più io la
dipingevo e più essa il giorno seguente era di nuovo del suo colore
originale, verdognolo, e più mi intestardivo a ridipingerla e più
essa invecchiava e peggiorava. Notai anche che la porta emanava un
odore estremamente sgradevole, che la mia mente definì...tombale.
Questo
strano fenomeno non fece altro che aumentare ancora di più la mia
ossessione: a Dicembre dello stesso anno avevo cominciato anche ad
alzarmi di notte per scrutare cosa succedeva dietro quella porta;
uscivo di casa in pieno inverno con una piccola candela che facevo
passare abilmente attraverso quella fessura che c'era tra la porta e
il muro, e poi con il viso appiccicato a quest'ultimo cercavo di
vedere che cosa ci fosse all'interno.
Non
riuscii mai a vedere molto, a parte quella che probabilmente era
l'ombra della mia mano ma, i rumori, quelli sì, erano veramente
terribili..inizialmente si udiva uno scalpiccio, riconducibile a dei
topi, ma era una cantina del resto; poi, ascoltando bene, il rumore
s'intensificava e sembrava un rumore di catene, catene vecchie ed
arrugginite che strisciavano sul pavimento ormai consunto.
Questi
episodi fecero nascere in me mille fantasie, e la voglia di entrarci
cresceva sempre di più...era come se ci fosse un'attrazione... Nel
frattempo, avevo preso l'abitudine di passare notti intere ad
ascoltare quei rumori, non mangiavo quasi più, non dormivo, nel mio
viso si erano fatti largo sotto i miei occhi dei vistosi segni
bluastri, non andavo quasi più a lavoro, e poi c'era Cindy. Ormai
non sapevo più come giustificarmi con lei ma, di parlargliene era
fuori discussione, perché mi avrebbe preso per matto. <<
Arthur non ti riconosco più, non so cosa ti sta succedendo!?>>
mi disse una mattina. Non sapevo cosa risponderle, perché
sinceramente non lo sapevo neanche io cosa mi stava succedendo,
sapevo solo che dovevo sapere, dovevo assolutamente sapere che cosa
si calava dietro quella porta.
<<Niente
Cindy, non riuscivo a dormire e volevo prendere aria>> mentii
spudoratamente.
<<Beh,
sono parecchie notti che vai a prendere aria, mi sembra...comunque
ora è tardi, devo andare a lavoro e sarà meglio che vada anche
tu...>> disse, poco convinta.
Quella
mattina, quando Cindy uscì, non andai a lavoro, dovevo fare una cosa
molto importante, dovevo telefonare alla vecchia proprietaria della
casa.
Quando
finalmente, dopo molta attesa, riuscii a rintracciare la donna al
telefono, e notai subito che, mentre era tutta lode per la casa e per
il giardino, era molto restia a parlare di quella vecchia cantina,
così decisi di andare dritto al sodo e dissi: <<Penso che ci
sia qualcosa che vive in quella cantina>>
Dall'altra
parte del ricevitore ci fu un attimo di silenzio e poi ebbi quella
risposta che tanto avevo temuto ed immaginato negli ultimi mesi ma,
che in realtà già sapevo.
<<Lo
so>> rispose
Fui
ad un passo dal mollare la cornetta e svenire ma, resistetti e con
voce balbettante dissi:<<Ccccosa?>>
La
donna fece nuovamente un lungo sospiro dall'altro capo del filo e poi
disse:<< Se lo lasciate in pace non vi farà niente, potrete
vivere altri cento anni in quella casa senza nemmeno accorgervi della
sua presenza, basta che lo lasciate in pace, non dovete per nessun
motivo tentare di guardare al di là della porta o di aprirla e tutto
andrà bene.>>
Dopo
queste parole la donna chiuse la comunicazione lasciandomi
pietrificato dal terrore, più volte provai a ricontattarla ma, senza
riuscirci; pochi giorni dopo venni a sapere che era morta. Le parole
della donna continuavano a rimbalzarmi nella mente...quindi era vero,
c'era davvero qualcosa o qualcuno nella cantina e che cosa voleva
dire ''lasciarlo in pace''? In fondo quella era casa nostra...!
In
realtà dopo quella conversazione continuai lo stesso nel mio intendo
di scoprire cosa si celasse nella cantina, e non per una sorta
d'istinto di protezione del territorio, semplicemente per colpa di
quel sentimento che, spesso, fa fare cose stupide agli uomini...la
curiosità.
Era
quella infatti che più di tutto mi stava logorando, ed era più
forte del terrore in sé e della paura di perdere Cindy.
Così
una notte in cui avevo dato vita di nuovo al mio macabro rituale,
mentre ero intento a scrutare nel buio angusto di quella cantina, la
mano che avevo fatto passare all'interno della fessura e con la
quale sostenevo una piccola candela, fu toccata da qualcosa, qualcosa
di gelido e viscido, e d'improvviso lasciai andare la candela per
terra...il fuoco andò sulla porta che si contorse in una smorfia di
dolore, che per un solo istante mi fece vedere quello che vi era al
di là.
Vidi
un antro buio ed angusto, col soffitto a cupola; era molto più
piccolo di quello che mi ero sempre immaginato ma, la cosa più
terribile era che all'interno c'era una figura trasparente,
leggermente azzurrata, con una lunga barba bianca che si univa ai
capelli, anch'essi lunghi fino ai piedi; attorno a quel flebile corpo
c'era una lunga catena di ferro arrugginito, ma l'unica cosa che era
ben definita di quella figura erano gli occhi, erano rossi come il
fuoco e mi fissavano...la porta, poi, risucchiò le fiamme ed in un
attimo tutto sparì.
Caddi
all'indietro sull'erba bagnata del giardino, e goffamente mi rialzai
terrorizzato da quanto avevo appena visto e corsi in casa...corsi su
per le scale verso la camera da letto.
Improvvisamente
la mia curiosità era stata appagata ed improvvisamente le parole
della vecchia signora cominciavano ad assumere un significato
inquietante ''non vi farà niente se lo lasciate in pace''...
Ma
io non l'avevo lasciato in pace, io l'avevo disturbato, ed ora che
prezzo avrei dovuto pagare per la mia insistente e morbosa curiosità?
Dovevo trovare subito Cindy...dovevamo andarcene subito...
Mentre
questi pensieri mi frullavano freneticamente nel cervello, arrivai in
camera, aprii la porta e vidi sopra il corpo di Cindy una specie di
nube azzurrata che si dissolse un secondo dopo il mio arrivo e volò
fuori dalla finestra dove si disperse per le campagne.
Mi
buttai subito sul letto accanto a Cindy, all'apparenza sembrava tutto
normale...mi avvicinai a lei e il suo volto era insolitamente fermo,
sembrava che non ci fosse respiro..le toccai piano la spalla per
svegliarla, ma non si svegliava. Iniziai a scuoterla più forte, ma
non si muoveva, non apriva gli occhi, allora con le mani sudate e
tremanti accesi la luce e vidi... Vidi che il piccolo collo di Cindy
era contornato da lividi violacei, larghi quando le dita di una
mano...Cindy era morta.
Quel
mostro si era preso mia moglie...rimasi a vegliare su di lei per ore,
tenendola abbracciata e, alla fine, chiamai la polizia; ero certo che
se avessi raccontato la mia storia dall'inizio mi avrebbero creduto
per forza, era talmente ovvio...
Fui
arrestato il giorno stesso con l'accusa di omicidio e sei mesi dopo
venni giuducato colpevole ma, come dicono loro, incapace di
intendere, così fui rinchiuso qui...in questa stanza di gomma-piuma.
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Temo
che sia convinta che sia stato io ad ucciderla...
Bella *_*
RispondiEliminaper me è la migliore :)
RispondiEliminaGrazie :D
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